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Giorgio Kienerk, la vita e le opere

5 maggio 1869: nasce a Firenze Giorgio Kienerk

Giorgio Kienerk nacque nel 1869 a Firenze quando la città era capitale d'Italia. La famiglia dei Kienerk abitava sotto il Cupolone, all'angolo di Via dei Servi, ed era molto numerosa: viveva ancora con la moglie il bisavolo Giovanni, venuto a Firenze da Lucca dove il padre era stato Guardia Svizzera di Palazzo e vi erano i nonni, Giuseppe e Maurizia con i loro tre figli. Il maggiore di questi, Marco, era sposato con Stéphanie Gallyot, di origine francese, ed aveva già due bambine quando nacque Giorgio. Un'altra figlia, Teresa, sarebbe venuta anni dopo.

 

Firenze e i Macchiaioli

Giorgio Kienerk visse l'infanzia in una Firenze che si stava trasformando in una città moderna. Dovunque si aprivano cantieri per abbattere le antiche mura e creare larghi viali di circonvallazione, per demolire il vecchio centro della città e per ampliare i quartieri periferici.
A Firenze in quegli anni anche la pittura si rinnovava: agli Accademici restava la maestria del buon disegno, della sapiente composizione, della scelta di nobili storie. Gli innovatori, invece, i Macchiaioli, uscivano dagli studi e cercavano nei dintorni della città e verso il mare le variazioni della luce sulla natura quotidiana, dipingendo con pennellate veloci che tendevano a valorizzare i contrasti di colore.

 

Il primo maestro Adriano Cecioni

Giorgio Kienerk a dodici anni iniziò a frequentare il ginnasio ma suo padre Marco si accorse ben presto che quegli studi non assecondavano la spiccata vocazione per il disegno del ragazzo e pertanto decise di affidarlo all'amico Adriano Cecioni, scultore, pittore, scrittore e polemico animatore della battaglia per la libertà dell'arte.
L'impronta che l'insegnamento di Cecioni lasciò sul giovanissimo allievo fu costruttiva: Kienerk non dimenticò mai che la forma è sostanza, sia scolpita che dipinta, sia trattata graficamente. Ma l'apprendistato con lo scultore ebbe breve durata: in una sera di maggio del 1886, nel villino dei Kienerk in Via Bolognese, improvvisamente il Cecioni si spense.

 

Il secondo Maestro Telemaco Signorini

Il secondo maestro di Kienerk fu Telemaco Signorini, anch'egli pittore macchiaiolo e vivacissimo assertore del rinnovamento dell'arte.
Il giovane Giorgio seguiva il pittore all'aria aperta sui colli di Settignano e vicino a lui dipingeva il 'motivo' che gli si presentava davanti. Le osservazioni del maestro erano brevi e spesso ironiche ma lasciavano il segno e si creava così, fra i due, un rapporto amichevole e cordiale. Kienerk non dimenticò mai l'insegnamento del Signorini: il disegno sottile, la pennellata accostata con finezza e soprattutto il senso della misura.

 

1889 Al sole  

Kienerk a vent'anni comincia a farsi conoscere esponendo alle Promotrici fiorentine. Di questo tempo è una statuetta intitolata Al sole: un'esile figurina di ragazzo dalle membra acerbe che istintivamente china il viso in avanti per difendersi dalla violenza del sole.

 

 

 

1889: Autoritratto, Fra gli sparagi


Nello stesso tempo dipinge un Autoritratto ed un paesaggio che dimostrano la raggiunta padronanza dei suoi mezzi espressivi. L'uno è dipinto sul filo della severa tradizione ritrattistica fiorentina, nell'altro, intitolato Fra gli sparagi, Kienerk affina l'interesse per la natura con la variazione costante e discreta del verde lieve sotto il cielo coperto, suggerendoci, più che una verità naturale, uno stato d'animo quasi geloso della sua malinconia.
 

 

Ritratto e paesaggio: tecniche pittoriche

Il ritratto ed il paesaggio saranno d'ora in avanti i due temi dominanti della produzione artistica di Kienerk che si servirà, per realizzarli, dei mezzi più vari: dal pastello all'olio, alla matita in pittura, dal basso all'alto rilievo, al tutto tondo in scultura, dal segno alla campitura nella grafica.

 

Divisionismo toscano

All'inizio degli anni Novanta i giovani pittori che lavorano a Firenze rivolgono il loro interesse a modi espressivi nuovi, suggeriti dall'arte d'Oltralpe. Così il pointillisme francese viene sperimentato da Kienerk, Nomellini e Torchi sotto la luce estiva del mare ligure. Questo divisionismo toscano, così precoce accetta il principio dell'accostamento, in punta di pennello, dei colori primari ma non sistematicamente, avendo presente la mobilità della tessitura cromatica degli Impressionisti.

 

1892: San Martino d’Albaro

I risultati di questa ricerca di Kienerk si vedono nella tela San Martino d'Albaro.  La luce varia in infiniti tocchi di pennello il verde degli arbusti in primo piano, mentre raccoglie il massimo della sua intensità sul bianco, quasi senza peso, della chiesa in lontananza.

 

 

1891: In riva all'Arno

Negli anni dell’esperienza ligure Kienerk realizza un'opera di più ampio respiro: In riva all'Arno. La luce estiva permea di vita le fronde più scure in primo piano, le chiare acque dell'Arno, il candore della città lontana. Tutto è lievemente palpitante e sfiora appena l'appagamento fisico.

 

I postmacchiaioli

All'inizio degli anni Novanta risale l'affermazione di indipendenza dai Maestri di questi giovani pittori toscani chiamati in seguito postmacchiaioli., sensibili a nuove sperimentazioni, a nuove tematiche. Sono oltre Kienerk, Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Ulvi Liegi, Llewelyn Lloyd, Mario Puccini, Ludovico Tommasi ed altri, disapprovati da Giovanni Fattori e seguiti con interesse da Telemaco Signorini. 

 

Attività di fine secolo

La stagione più ricca di esperienze e di risultati è per Kienerk quella dell'ultimo decennio del secolo e dei primi anni del Novecento.
Si afferma come scultore, come pastellista, inizia l'attività di grafico, si orienta verso tematiche simboliste, verso invenzioni di sigle.

 

 Le esposizioni

Espone alle Biennali veneziane a cominciare dal 1897, ai Salons di Parigi, a Monaco in varie riprese, a Berlino, al Salon de la libre Esthétique di Bruxelles, su invito con quattordici opere ed infine a Saint Louis in occasione dell'Esposizione Universale del 1904. Partecipa annualmente alle rassegne artistiche di varie città italiane. Soggiorna per vari mesi a Parigi nel 1903.

 

La critica

I critici si interessano alla sua arte da Diego Martelli a Thovez, alla Sarfatti ad Anna Franchi. Una lunga intervista all'artista della giornalista Helen Zimmern viene pubblicata sulla rivista Die Kunst Halle di Berlino nel 1898. Aby Warburg nel suo diario fiorentino del 1901 annota impressioni e giudizi su Kienerk e sulla sua arte a seguito di una visita allo studio dell'artista che subito lo ritrae in una sintetica Maske.
Le due opere di scultura più impegnative di questo periodo sono L'anguilla, vincitrice del Concorso Baruzzi di Bologna e il monumento funebre per la famiglia Comi nel cimitero della stessa città.

 

1892: L'anguilla

L'anguilla, sia nel marmo dei musei di Bologna, sia nel gesso trattato a bronzo del Museo Giorgio Kienerk di Fauglia si presta ad essere osservata da diversi punti di vista. La posizione naturale del ragazzo accasciato che stringe con la sinistra l'anguilla e con la destra la canna, contrappone all'uniformità del dorso piegato la molteplice apertura dei piani sul davanti e il volto rivela l'intensità della concentrazione del giovanetto che si morde il labbro inferiore.

 

 

 1898: Monumento funebre della  Famiglia Comi

Il tema del monumento per i Comi è singolare perché non ha precedenti nella scultura mortuaria: le età dell'uomo, le tappe della sua vita. Tema più morale che religioso ha origine da un ammaestramento popolare che qui viene trattato realisticamente formando un arco intorno alla Croce, dietro la statua della Rassegnazione. Tutto è essenziale ed immediato: dai bambini che giocano, ai giovanetti che si donano fiori, agli innamorati, al rigoglio della famiglia fino all'abbandono e all'inerzia della vecchia coppia. Palese il rifiuto di tanto decorativismo dominante nell'arte cimiteriale dell'epoca. Anni dopo fu aggiunto l'arco floreale, eco quattrocentesca.

 
Due quadri importanti di questo decennio sono un ritratto e un paesaggio, ora conservati nella Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze.

 

1896: Ritratto di giovinetta (la sorella Teresa)


Il Ritratto della sorella Teresa, è un grande pastello. Le morbide variazioni del bianco, colore che eserciterà sempre su Kienerk un particolare fascino, in un crescendo verso l'alto, sono il luminoso preludio allo sbocciare, sul fiocco celeste, della rosea freschezza del volto dall'espressione lievemente turbata, sfiorato dall'ombra dei capelli ramati.

 

 

 

 

1897: Sera, campagna toscana

Sera è un paesaggio nei dintorni di Firenze fra l'Arno, appena percepibile a sinistra, e i monti della Apparita nel fondo, sui quali sorge la luna piena. L'intrico di arbusti incolti che occupa tutto il primo piano è sfocato, così  che lo sguardo prosegue e si distende nelle lontananza. La natura, sul finire dell'estate, nella blanda luce dell'imbrunire, non ha contrasti ma solo lievi variazioni di tono che ben suggeriscono il vago sentimento dell'ora.

 

La rivista

Kienerk inizia, sul finire del secolo, a collaborare come illustratore alle riviste fiorentine "Fiammetta" "Il cavalier Cortese". Una svariatissima gamma di temi, suggeriti dai testi letterali, è spunto per morbidi nudi femminili, per briosi gruppi mondani, per immediate scene drammatiche, immagini tutte ubbidienti alla verità naturale.

 

 

 

Le macchie

Kienerk grafico supera il naturalismo fra la fine del secolo e l'inizio del '900 semplificando al massimo le immagini per ottenere un effetto immediato. Fra le molte sperimentazioni artistiche di quell'epoca, questa di Kienerk si serve del netto contrasto fra l'ombra e la luce entro campiture piatte di colore o di inchiostro. Queste macchie  senza contorni disegnati come lui stesso le chiama, non sono più illustrazioni, sono indipendenti da un testo e contengono in se il loro significato. Ecco volti sorridenti, i Sorrisi, ecco ritratti sincopati, copertine, e rèclames. Si sta affermando il nuovo genere del cartellonismo.

Le sperimentazioni di Kienerk appaiono su riviste e giornali da "Novissima Albo d'arti e lettere" alla rivista bolognese "Italia ride", a "L'Avanti della Domenica" e infine alle riviste parigine "Gil Blas" e "Cocoricò". Significative le illustrazioni per la "Divina Commedia" edita dagli Alinari.

 

La Riviera ligure

Negli stessi anni a cavallo del secolo, Kienerk si occupa della veste grafica de "La Riviera Ligure". rivista de L'Olio Sasso che i Novaro di Oneglia trasformano in un mensile di cultura letteraria e artistica rendendo raffinata e moderna anche la pubblicità. Ne "La Riviera ligure" la grafica di Kienerk acquista un carattere sempre più siglato, tanto che in una lettera a Mario Novaro l'artista parla di "uno stile ...chiamiamolo pure geroglifico!".

Si intravede in questi titoli criptici, quasi ridotti a rebus, un'attrazione verso il simbolo, l'enigma. E nello stesso tempo gli svariati tipi di capolettera sono quasi magiche matrici di infinite possibilità formali

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1901: Irma Gramatica

 L'attrazione verso il mistero si esprime anche con altre tecniche: così il pastello Ritratto di Irma Gramatica, fatto di nebbia, quasi senza sostanza, non afferma come le "macchie" ma suggerisce soltanto le psiche profonda e tormentata dell'attrice.

 

 

 

 

 

 Testa di Medusa

Così nella maiolica della Testa di Medusa il viscido groviglio di serpi incastona il volto immoto della semidea che la morte non può deformare. tutta questa produzione rivela come Kienerk sia sensibile ai multiformi suggerimenti del movimento simbolista.

 

 Simbolismo

Sotto l'insegna del simbolismo si schierano artisti di tutta Europa ispirandosi a temi suggestivi: mitici, allegorici, mistici. Una reazione, dei molteplicirichiamo culturali, alla partecipazione immediata dell'artista alla realtà.

All'inizio dell '900 dichiaratamente simboliste sono alcune composizioni pittoriche di Kienerk, di grandi dimesioni, che ben si prestano a comparire nelle esposizioni internazionali.

Il Simbolismo di Kienerk si affida, come sempre in pittura, all'immagine concreta e naturale. Soggetto assoluto, tanto nel trittico L'Enygme Humaine quanto nella tela Le Printemps de la vie, sono giovani figure femminili anonime nella loro armonia formale, avulse da ogni richiamo all'ambiente da tutto ciò che può essere caratterizzante e attuale.

 

1900: L'Enygme Humaine

 Ne L'Enygme Humaine, Il Piacere ed Il Dolore sono le due estermità toccate dal pendolo della vita e al centro Il Silenzio nasconde e sigilla in sé il significato di entrambe.

 

 

 

1902: Le Printemps de la vie

Ne Le Printemps de la vie il significato simbolico della giovinezza è espresso da tre nudi femminili cinti da bianchi panneggi e disposti in simmetria rivolti verso una verde cortina che nasconde il futuro.

 

 

 

La civica scuola di pittura di Pavia


Nel 1905 Kienerk è nominato direttore e professore della civica Scuola di Pittura di Pavia, istituzione di grande tradizione e prestigio. A Pavia per trent'anni, dal tardo autunno fino alla primavera inoltrata, Kienerk insegna nei freddi ambienti illuminati da finestroni, seguendo gli allievi con consigli e critiche senza mai intervenire sui loro lavori, e giudicando solo i risultati.

 

 
 

 

Dal 1914 al 1920:

A Pavia Kienerk si rinchiude nel grande studio della scuola, indifferente al variare delle stagioni nella natura dei dintorni della città dove non può trovare quel sole e quei colori della campagna toscana che lo hanno sempre ispirato.

 

Sotto la lampada

Nasce così un'arte "intimista". Dipinge infatti nell'interno dello studio, nel raccolto tepore delle sere invernali, quiete immagini femminili, come nella tela Sotto la lampada, usando colori accesi, caldi nella luce velata di verde, contrapposti al candore della neve appena visibile dietro i vetri della finestra.

 

Ma a nord di Pavia, nella natura ricca di spunti attorno al Lago Maggiore, Kienerk ritrova il piacere del "motivo" all'aria aperta, ospite a Besozzo del cognato Emilio Rebuschini. Nelle piccole opere, dipinte soprattutto negli anni della seconda guerra mondiale, la sensibilità e il vigore della sua arte paesaggistica si rivelano pienamente.

 

Busti e medaglioni

Negli anni pavesi Kienerk riprende la sua attività di scultore. Gli vengono commissionati busti e medaglioni per ricordare personalità dell'Ateneo, sia nelle aule sia nelle lapidi disposte sotto i portici dei cortili dell'Università, sia per commemorare allegoricamente qualche ricorrenza.

 

 

 

1919: Fauglia

Nel 1919, alla fine della guerra, Kienerk ritrova la campagna toscana sulle colline pisane al Poggio alla Farnia di Fauglia, nella villa della moglie Margherita, figlia del fisiologo Arturo Marcacci, l'amico toscano di Pavia.

 

 

 

 

  Intorno casa (1920), La battitura del granturco (1919), Settembre (1934):

Dalla fine di giugno a novembre per Kiernerk è tempo di costante, felice lavoro giornaliero. I "motivi" si moltiplicano in tutte le direzioni, dalla villa alla campagna circostante: Intorno casa, La battitura del granturco sono dipinti pieni di luce, di colori vivi esaltati da pennellate veloci in una festosa sintesi di tutte le esperienze pittoriche dell'artista, ora indifferente alle nuove correnti dell'arte.

Così prendono vita gli ulivi d'estate sotto il solleone, le bianche nuvole nel cielo di Settembre, il sottobosco violaceo d'autunno e compare spesso la figurina della figlia Vittoria.

 

 

 

Distruzione dello studio

Nel 1944 la guerra distrugge l'appartamento fiorentino della famiglia Kienerk: lo studio del pittore più non esiste, scomparsi nelle macerie dipinti, disegni, documenti.

 

Gli ultimi anni

Kienerk vive ora i suoi ultimi anni nella casa di Fauglia, sempre attento a trovare nuovi aspetti dei "motivi" consueti, con l'inalterata fiducia nell'appagante serenità della natura. Si spenge il 15 febbraio 1948.

In una lapide sulla facciata della villa di fauglia è scritto:

QUESTA CASA E LA CAMPAGNA INTORNO
AMO' E DIPINSE PER MOLTI ANNI 

GIORGIO KIENERK